È necessario dipingere una scena surrealista per esprimere il vuoto che penso pervada la nostra generazione, ma, vista la mia incapacità nelle arti figurative, proverò a descrivere questo ipotetico dipinto in questo scritto.
Inizierei da una grande tela e ci verserei su un tubetto intero di nero, spalmandolo accuratamente per coprire ogni traccia di juta. Questo starebbe a rappresentare il concetto di vuoto puro.
Riempirei un quarto di piattino di plastica non riciclabile con un rosso scarlatto per rappresentare la materia, e intengerei un pennello di medie dimensioni nel colore in modo da riempirne la punta. Poi, utilizzando il pennello come un compasso, posizionerei il lato estremo destro della setola esattamente al centro della tela, e ruotando il gomito disegnerei un cerchio. Questo starebbe a rappresentare ciò che esiste con un basso livello di coscienza: piante, rocce, atomi e tempo.
Spremerei un po’ di giallo zinco vicino al rosso e fonderei i due colori in modo da ottenere un rosso leggermente più arancione, e con un pennello molto sottile farei scappare dal centro del cerchio dei raggi simili a tentacoli che ne fuoriescono; per quanto riguarda le parti arancioni all’interno del cerchio, le sfumerei aggiungendo altro rosso all’arancione; per quanto riguarda le parti fuori dal cerchio, le sfumerei direttamente con il giallo zinco. Questo starebbe a rappresentare l’inizio di una coscienza basilare: organismi con reti neurali molto semplici.
Proseguirei con il giallo zinco, rendendo ciò che prima era solo una leggera sfumatura all’esterno del cerchio, un vero e proprio tratto. Quindi i tentacoli continuerebbero ad uscire però avvolgendosi sempre di più su se stessi. In modo tale da diventare come edera attorcigliata intorno a un ramo. Sempre con lo stesso pennello, senza pulirlo, prenderei del ciano versato precedentemente sul piattino; e creerei dei sottili rami azzurri che escono dai tentacoli giallo intrecciandosi in una corona, talvolta quando giallo e azzurro si incontrano accentuerei il tratto in modo che i tuoi colori diano vita a un verde sporco. Questo starebbe a rappresentare la coscienza, i sottili rami ciano sarebbero un inizio di forma razionale propria degli animali non intelligenti quanto l’uomo.
I restanti, circa, tre quarti del piattino li riempirei con un mare di blu scuro. Utilizzando di volta in volta varie tonalità di grigio, dal bianco al nero, creerei una serie di 5 settori circolari contrassegnati da una goccia di grigio nel centro. Appoggiando il pennello nella goccia più chiara inizierei a girare mischiandola con il blu circostante, senza uscire dal settore. Con quel blu, ingrandirei la corona di giallo e ciano, stavolta le curve che prima creavano i tentacoli diventerebbero più squadrate. Man mano che la corona si ingrandisce passerei a blu più scuri mischiando le gocce di grigio con il blu degli altri quadranti come fatto in precedenza. Questo starebbe a rappresentare la razionalità e la scienza, da notare come quanto più questa si espande tanto più si allontana dalla coscienza e sempre più le forme diventino squadrate.
Infine, infilerei il pennello più sottile direttamente nel tubetto del bianco e creerei un contorno sul lato di qualche segmento di alcune delle forme più esterne (quelle più blu). Poi proseguirei i lati bianchi andando verso il centro, e più il pennello si avvicina al centro, più i tratti si farebbero spessi, fino ad arrivare alla corona più gialla nella quale si mischierebbero creando una sfumatura leggera. Questo sta a rappresentare quei momenti di profonda consapevolezza di cui si parla spesso nelle filosofie orientali.
Il vuoto che pervade la nostra generazione è tutto quel blu più esterno, quello che tende al nero del vuoto totale. Tornare alle origini non significa buttare via la scienza e i comfort creati tramite il progresso, ma scivolare su quei sottili percorsi bianchi che ci portano nel profondo dell’anima.